International Revolutionary Youth Camp

DOCUMENTO WORKSHOP PERMANENTE STUDENTI

domenica 20 settembre 2009 di Antoine

La crisi economica che ci troviamo di fronte oggi non è soltanto una crisi finanziaria dettata dalla incapacità manageriale delle classi dirigenti, ma è una crisi strutturale del capitalismo che investe tutto il sistema politico, sociale ed economico mondiale.

Di fronte ai fallimenti di banche e istituti di credito, con tagli di centinaia di migliaia di posti di lavoro, le politiche intraprese dai paesi occidentali hanno tutte uno schema preciso: salvare banche e grandi aziende prosciugando riserve e fondi statali, attaccando uno stato sociale già indebolito dalle politiche reaganiane degli anni 80.

Il sistema scolastico e universitario in ogni nazione europea non è immune da queste politiche neoliberiste. Il processo di Bologna, infatti, negli ultimi dieci anni, passo dopo passo sta smantellando l’istruzione pubblica: l’attacco diventa più violento in questo periodo di crisi.

Sebbene da più di quarant’anni le classi dirigenti europee abbiano in mente uno stesso tipo di riforma delle università, è solo ora che l’università stessa diventa direttamente funzionale al sistema economico capitalistico. Le università devono allora diventare utili alla legge del profitto, come dimostrano da un lato le continue privatizzazioni e dall’altro la concorrenza tra gli atenei, che riproduce i meccanismi che si instaurano tra le imprese nel mercato.

Se dapprima le riforme riguardavano principalmente l’accesso ai corsi di laurea, la canalizzazione e i sistemi di valutazione (quantitativi e non più qualitativi), oggi si va verso la trasformazione delle università pubbliche in vere e proprie imprese. Inoltre l’attacco si estende anche ai lavoratori della formazione poiché i tagli non sono solo ai finanziamenti, ma anche a tutto il personale.

Gli studenti hanno risposto a questo ciclo di riforme con manifestazioni e mobilitazioni studentesche di massa in moltissimi paesi europei. I movimenti hanno ottenuto risultati maggiori, talvolta raggiungendo anche parziali vittorie, quando sono riusciti a dotarsi di meccanismi stabili di autorganizzazione a livello nazionale. Ne è un esempio il movimento francese contro il CPE del 2006, che pur non essendo stato un movimento con sole rivendicazioni studentesche, attraverso un coordinamento di delegati a livello nazionale e una forte alleanza col mondo del lavoro ha ottuenuto il ritiro della legge sul contratto di primo impiego.

L’autorganizzazione deve passare passare attraverso la costruzione di strutture studentesche di base per facilitare la costruzione di stabili relazioni tra le varie realtà in una fase di movimento. In questo modo gli studenti possono parlare con un’unica voce e coordinarsi nelle azioni migliorando così la comunicazione delle istanze sia all’interno del movimento che nei rapporti con altri soggetti sociali e con le istituzioni.

Questo tipo di organizzazione e autorganizzazione, insieme alle alleanze sociali con altri soggetti in mobilitazione, permette al movimento di avere maggiore forza.

Le alleanze con altri soggetti sociali colpiti dalle politiche neoliberiste europee va concepita come un’alleanza necessaria per non pagare tutti insieme la crisi.

La futura precarietà degli studenti è la chiave di questa alleanza: l’università diviene “fabbrica di precari” togliendo forza contrattuale ai lavoratori neolaureati (effetto sortito anche dall’abolizione del valore legale del titolo di studio, che è un fenomeno che in diversa misura si sta verificando in tutta Europa).

Il mercato del lavoro “mentale” diventa simile a quello della forza lavoro manuale: persone con lo stesso livello di formazione formale finiscono non solo per occupare una gamma molto ampia di posizioni lavorative, ma hanno anche un ampio ventaglio salariale.

Questa proletarizzazione del lavoro mentale ci porta a pensare che siano necessarie rivendicazioni comuni ai lavoratori e ad altri soggetti sociali.

Da queste riflessioni nasce l’esigenza di costruire lotte a partire da una prospettiva anticapitalista e di classe, soprattutto in questo periodo di crisi.

Il sistema capitalistico struttura tutto l’impianto socio-economico mondiale quindi la nostra risposta deve essere una lotta anticapitalista e internazionalista di tutti i settori del sociale.

Solo in una prospettiva rivoluzionaria si potrà costruire un’altra università possibile, e un altro mondo possibile!


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